domenica 5 luglio 2009

Expo "Green Life" 2010: le città sostenibili non esistono!


Green Life è' una grande mostra internazionale che si aprirà nel febbraio 2010 alla Triennale di Milano. Durerà 45 giorni e rappresenta uno dei momenti chiave in vista dell’Expo di Milano 2015.
“Costruire città sostenibili” è il motto scelto dagli organizzatori dell’esposizione. Si leggono sul sito le intenzioni: “Con Green Life mostreremo ciò che in Italia e nel mondo (Europa, Cina, Usa, ecc.) è già stato realizzato o in corso di realizzazione nell’ambito della progettazione architettonica per creare eco-sistemi urbani sostenibili per il pianeta”

Augurando agli organizzatori grande successo non si può purtroppo non notare che la mostra di Milano vive su una gigantesca contraddizione. Infatti l’ecosistema urbano è per definizione insostenibile e cosi è apostrofato sin dalla Conferenza di Rio del 1992 e in qualsiasi manuale universitario (ad ex. A. Segre, 1996, Politiche per l’ambiente, UTET, Torino). Ameno che non stravolgiamo il modello stesso di città moderna, arrivando a considerare “ecosistema urbano” un agglomerato abitativo autosufficiente e a bassa densità abitativa, l’urbanesimo e la sostenibilità resteranno sempre due linee parallele che non s’incontreranno mai.

L’ecosistema urbano si distingue dagli ecosistemi naturali per il fatto di essere eterotrofo, incompleto e dipendente da ampie aree limitrofe per l’energia, il cibo, le fibre, l’acqua e gli altri materiali. Secondo Odum (Odum, 1988, Basi di ecologia, Piccin, Padova) le caratteristiche dell’ecosistema urbano sono fondamentale tre:

1) Un metabolismo molto più intenso per unità di area che richiede un input di energia elevato costituito attualmente per la maggior parte dai combustibili fossili
2) Una grande richiesta di materiali oltre quelli realmente necessari al sostentamento della vita
3) Un output di sostanze di rifiuto velenose elevatissimo, parte delle quali sono sostanze sintetiche e quindi molto più tossiche

Lo stesso Odum arriva a definire la città un vero parassita dell’ambiente rurale poiché produce poco o niente mentre consuma oltre misura e espelle quantità di rifiuti oltre la capacità di smaltimento delle aree limitrofe. Insomma l’ecosistema urbano è in costante squilibrio energetico nei confronti dell’ambiente esterno dal momento non è in grado di basarsi su se stesso.
L’urban ecological footprint, cioè la misura totale dell’area produttiva richiesta per supportare la popolazione di un’area urbana, arriva spesso a coincidere per molte metropoli con il pianeta stesso.

Possiamo trarre quindi almeno qualche considerazione:

1. La struttura urbana ed il suo modello di vita sono necessariamente fondati sullo sfruttamento intensivo/estensivo delle risorse del pianeta. In particolare la popolazione urbana campa a spese del territorio di altre popolazioni (ad ex. per fare la metro C a Roma si usa legno delle foreste tropicali brasiliane che non è altrimenti reperibile). La città è in debito costante rispetto agli altri ecosistemi naturali o rurali.
2. L’ecosistema urbano è caratterizzato da un altissimo livello di artificialità. Questo significa che la popolazione è totalmente alienata dal proprio ambiente naturale. L’economia della propria esistenza è delegata ad un sistema anonimo/impersonale che non riconosce alla natura alcun ruolo culturale/sociale.
3. La città è dannosa per la salute umana. Nonostante una parte degli output del metabolismo urbano viene scaricata all’esterno (ad ex. discariche di rifiuti solidi) un’altra viene rilasciata all’interno del sistema stesso (ad ex. lo smog delle automobili). Spesso oltre all’aria anche l’acqua ed il suolo presentano un livello di degrado tale da minacciare la salute dell’individuo.
4. La città è funzionale ad un sistema politico accentrato ed autoritario. Per quanto riguarda il soddisfacimento dei propri fabbisogni di vita l’organicità del sistema produttivo rende indispensabile l’inserimento dell’individuo all’interno del ciclo urbano. Inoltre l’alto livello di densità abitativa ed i fenomeni di povertà concentrata rendono necessario un forte controllo sul territorio su cui gli individui non hanno gestione diretta.

Per questi e altri motivi si può affermare che il sogno di un mondo sostenibile, equo ed ecologico, non passa attraverso le città “sostenibili”, che non esistono, ma attraverso un mondo senza città cosi come noi oggi le intendiamo.