sabato 6 giugno 2009

Perù, gravi scontri tra indigeni e polizia.


Più di 30 morti e almeno 100 feriti nel Nord del Paese. La scintilla le nuove norme introdotte dal governo che ampliano lo sfruttamento energetico delle selve.
La protesta degli indigeni (circa 5.000 di 60 diverse tribù), riunite nella Associazione Interetnica di Sviluppo della Selva Peruviana, è iniziata lo scorso 9 aprile: gli indigeni protestano contro una decina di decreti legislativi che considerano un attentato al loro diritto di essere consultati su terre che occupano da tempi ancestrali. Le comunità dell'Amazzonia peruviana, che vivono in zone molto remote, hanno denunciato in diverse occasioni le conseguenze della deforestazione e dello sfruttamento delle risorse naturali delle loro terre: povertà e abbandono, contaminazione delle acque, conseguenze sulla salute. Il governo del presidente Alan Gargia ha risposto dichiarando il coprifuoco e mettendo in campo un forte dispiegamente dell'esercito.

La crisi peruviana nasconde in sè numerose sfaccettature, è il germe di una rivolta tra schemi ed interessi diversi. Non ha niente a che spartire con qualsiasi atto di guarriglia o insubordinazione del XX secolo. Perchè la rivolta degli Indios di questi giorni non è lotta tra fazioni nè lotta di classe, loro non sono operai e nemmeno cittadini. Non li puoi chiamare nemmeno "emarginati" perchè semplicemente non fanno parte della società peruviana, loro non abitano in periferia perchè il loro "centro storico" è l'Amazzonia e lì loro voglino vivere.
Ma quella che loro chiamano "casa" è per il governo peruviano una mera risorsa economica. Come ha dichiarato il presidente Garcia "l'energia peruviana ha bisogno del petrolio e del gas dell'Amazzonia". Il problema non sta tanto nella constatazione evidente che loro non fanno parte del Perù, piuttosto nel fatto che la loro economia non ha bisogno del petrolio, le loro famiglie non vogliono il gas, la loro felicità non conosce oleodotti. Anche se fossere peruviani, la rivolta li troverebbe protagonisti. In quei posti i loro antenati si tramandavano la "loro" cultura prima che in occidente Spencer dichiarasse la guerra "selezione naturale dei popoli" o che la bomba atomica uccidesse più di centomila giapponesi.
Fa impressione sentire gli indigeni chiedere ai politici peruviani rappresentanza politica nelle decisioni che riguardano la loro terra. Non chiedono "la loro giustizia", perchè quella già ce l'hanno e la praticano all'interno del loro contesto sociale. Chiedono al Perù democratico e garantista di portare un pò di democrazia e garanzie a casa loro. Chiedono concertazione.


La rivoluzione francese evidentemente in Perù, come in altre parti del mondo, corre dentro agli oleodotti, ha come utenti cittadini e non persone. Nelle sassaiole degli Indios non c'è cittadinanza, c'è la difesa di un universo che si chiama Amazzonia/Natura ed è insieme cultura/economia/casa/identità/democrazia. Intanto in posti diversi del Pianeta vigono le stesse dinamiche. La Natura resta indifesa difronte alle leggi che la nominano chiamandola "paesaggio", indifesa difronte al codice penale che non riconosce il "reato ambientale", indifesa difronte ai mille piani casa, ai mille condoni, in un paese in cui la VIA (Valutazione d'Impattto Ambientale) è richiesto in rarissimi casi e non risulta mai vincolante.

LA MIA TERRA E' LA MIA AMAZZONIA! DIFENDERLA E' LA MIA CULTURA! EF!