venerdì 23 ottobre 2009

Provocazione…linguistica?


C’ho pensato l’altro giorno, così, in metropolitana: io NON voglio lasciare ai miei figli un mondo migliore! Sì, avete letto bene. Perché? Perché non credo che, di per sé, ci sia qualcosa di sbagliato, in questo benedetto mondo: e non perché sia ottimisticamente schiacciato su chi crede – con un po’ di compiaciuta rassegnazione, forse? – che viviamo nel migliore dei mondi possibili, ma perché, un po’ agnosticamente, accetto questo per l’unico mondo che è, e gli sono , perché no, riconoscente, per come ha saputo far nascere, e cullare, innumerevoli e meravigliose forme di vita. Siamo così dannatamente antropocentrici nel nostro ragionare, da considerare immutabile ed irrecuperabile una mera creazione intellettuale, la cosiddetta “Natura Umana”, e pretendiamo, al contrario, di poter cambiare “il Mondo”! Eppure, non sarebbe più semplice – prima che logico – cambiare noi stessi, la nostra mentalità, artificiale e contro-natura (quella vera, senza bisogno delle nostre maiuscole) , il nostro approccio al reale, così ineluttabilmente reale? Ripartendo dall’inizio: non sarebbe più semplice – prima che logico – proporsi di lasciare al mio mondo un figlio migliore? Di elaborare forme sempre nuove di interazione e condivisione, di far sì che la generazione successiva alla nostra – ammettendo, solo per un attimo, che la nostra non sia del tutto recuperabile - sia in grado di non imporre logiche proprie al mondo, e di rispettarne il corso armonico e naturale? Auguri, e figli maschi!

Malthos - EF!Roma