Beppe Bigazzi è stato sospeso da «La Prova del cuoco». E' stata la stessa conduttrice Elisa Isoardi ad annunciarlo lunedì scorso in trasmissione. Il motivo è semplice: ad una puntata della scorsa settimana il gastronomo ha dato al pubblico una ricetta sui gatti, non nascondendo il fatto che lui li mangia. Bigazzi, da 10 anni volto popolare della trasmissione Rai, spiega: «Negli anni '30 e '40 come tutti gli abitanti della Val d'Arno a febbraio si mangiava il gatto al posto del coniglio, così come c'era chi mangiava il pollo e chi non avendo niente andava a caccia di funghi e tartufi non ancora cibi di lusso. Del resto liguri e vicentini facevano altrettanto e i proverbi ce lo ricordano...". Da giorni la redazione del programma è tartassata di proteste da parte di associazioni animaliste o semplici ascoltatori. Il problema è dunque chiaro: i gatti non si mangiano.
La mia solidarietà in questo caso va a Beppe Bigazzi. Non perchè l'idea di mangiare gatti sia geniale ma perchè, in un mondo di ipocriti, almeno lui è coerente. Perchè, si chiede lui, se la gente si mangia i conigli, tanto piccoli e carini, io non posso mangiarmi un gatto, come si è sempre fatto, considerando che è pure buono?
La franchezza di Beppe Bigazzi sembra rendere patetici certi animalisti o meglio "gattisti". Che l'animale che uccido sia un gatto o un coniglio, l'importante dovrebbe la SUA sofferenza. Insomma: gli animali o sono degni di vivere tutti, come lo sono tutti gli uomini (neri, gialli, musulmani, ebrei, omosessuali, extracomunitari, clandestini, ecc) oppure se c'è un principio che giustifica l'uccisione di un pollo, non moralizziamo su l'uccisione di un gatto. Perchè un pollo ha un cervello, un sistema nervoso, una vita sociale (ebbene sì!) e riproduttiva come un gatto, niente più, niente meno.
Se difendiamo i gatti perchè ci piacciono tanto i gatti, allora io propongo di iniziare a scoprire il bello anche nei polli, quelli non umani intendo, che infondo avrebbero tante cose da insegnarci, come i gatti.
MAR.TU. - EF! ROMA