sabato 11 settembre 2010
INGEGNERIA GENETICA: PRIVATIZZAZIONE DELLA VITA
Ricordate il film "Il dormiglione" di Woody Allen? Il protagonista veniva ibernato negli anni '70 e si risvegliava qualche secolo dopo. In questo nuovo mondo trovava pannocchie enormi, banane alte come palazzi e mega-galline che covavano mega-uova. Il buon Woody veniva incaricato da un gruppo di sovversivi di impossessarsi del naso del presidente, unico pezzo rimasto dopo un attentato, per impedirne la ricostruzione tramite clonazione.
Il film ci azzecca abbastanza nell'immaginarsi il futuro, solo che questo futuro si è avverato parecchio prima di quanto il regista avesse osato pensare ed inoltre si prospetta molto più a tinte fosche. Già, ma quelli erano gli anni '70, la Rivoluzione Verde pro-metteva di assicurare la suf-ficienza alimentare a tutto il mondo mediante i pesticidi.
Nel 1970 Norman Borlaug riceve il premio Nobel per la pace per il suo frumento ad alta resa e tutti erano convinti che il progresso scientifico porterà alla sconfitta dei problemi mondiali. L'obiettivo non è stato realizzato: i paesi poveri sono sprofondati, mentre i paesi ricchi nuotano nel superfluo. Secondo la FAO nel 1985 soffrivano di fame più individui di quanto non fosse mai successo in precedenza: infatti il problema della fame nel mondo non è un problema di scarsa produttività ma di volontà politica. La Rivoluzione Verde si basava sulla stessa logica che serve di nuovo oggi a giustificare l'applicazione delle tecno-logie genetiche e anche le speranze evocate sono le stesse.
Ma come le varietà ad alta resa degli anni '70 mantengono le loro promesse solo in presenza di determinate condizioni (fertilizzanti, pesticidi, lotta antipa-rassitaria), così anche le varietà alimentari geneticamente modificate hanno bisogno di un ambiente specifico per soddisfare le loro promesse: essendo state pro-grammate per rispondere a determinate condizioni (produzione autonoma di fertilizzanti, resistenza agli erbicidi e ai parassiti).
La Monsanto, la Novartis, ecc, sono oggi in grado di produrre piante resistenti agli erbicidi che esse stesse producono.
Valutazioni sull'impatto di queste tec-niche indicano che a lungo andare non solo la resa non aumenterà più, ma le prospettive sull'inquinamento del suolo e delle acque sono disastrose, perché si può aumentare a piacere la quantità di erbicida senza pericolo di danno alle coltivazioni. Bisogna poi considerare i rischi per la salute pubblica e quelli ecologici, come ad esempio la disseminazione nell'ambiente del brevetto "Terminator" di cui abbiamo scritto nello scorso numero del giornale.
Le multinazionali stanno consolidando drasticamente il loro monopolio: i con-correnti minori vengono schiacciati, i mercati dei paesi del terzo mondo invasi. Ogni anno gli agricoltori dovranno ricomprare le sementi, rese sterili. Grazie ai brevetti ci sarà un controllo privato sulle risorse genetiche che costituiscono la ba-se della nostra alimentazione; vi è un se-rio pericolo di impoverimento della diversità genetica: la riduzione delle fonti alimentari a poche piante e animali geneticamente manipolati e scelti dalle multinazionali.
Nel 1992 al vertice di Rio le nazioni si sono accordate sulla conservazione della biodiversità e un'apposita Convenzione è stata firmata da oltre 160 paesi, ma non dagli USA, che dalla colonizzazio-ne agricola del pianeta si ripromette colossali profitti!
È' del 15 ottobre la notizia che gli Uffici federali della sanità pubblica e dell'agri-coltura hanno concesso l'autorizzazione all'utilizzo nelle derrate alimentari del granoturco geneticamente modificato Bt-11 della Novartis. Lo stesso Bt-11 e il glutine di 2 tipi di granoturco transgenico, uno della Mon-santo e l'altro della Hoechst/Schering/AgEvo, potranno essere usati negli alimenti per animali, tuttavia i semi non potranno essere sparsi nell'ambiente (!). Si tratta della terza autorizzazione in Svizzera per l'utilizzo di prodotti mo-dificati geneticamente.
Quindi, malgrado tutti i sondaggi indichino che la gente non vuole trovarsi nel piatto prodotti transgenici, la Confederazione, in accordo con le multinazionali, ce li propina lo stesso e anche se in teoria c'é l'obbligatorietà di segnalare la loro presenza sull'etichetta, sap-piamo che spesso non è così. Ma anche nel campo della medicina (altro settore tradi-zionalmente dominato dalle multinazionali) c'è poco da stare allegri... .
Addirittura applicazioni come gli xenotrapianti (produzione di organi animali a scopo di tra-pianto sull'essere umano), risultano già "superate" da altre scoperte. Il biologo inglese Jonathan Slack, è riuscito a programmare geneticamente embrioni di rana, in modo da sopprimere la crescita in tutto il corpo con l'eccezione delle parti volute, più un cuore e un sistema di circolazione sanguigna. La tecnica è applicabile agli esseri uma-ni e permetterebbe di creare delle "fabbriche d'organi".
Malgrado l'UNESCO abbia recentemente adottato una "Dichiarazione universale sul genoma umano e i diritti dell'uomo", sulla scoperta di Jonathan Slack molte resistenze giuridiche potrebbero cadere poiché, secondo alcuni, non sarebbe definibile come "embrione vivente" una massa di organi umani senza un cervello e senza midollo spinale (assenza di sistema nervoso centrale).
Senza dubbio la manipolazione genetica prospetta scenari futuri di difficile valutazione. Ancora una volta, ridi-mensionate le speranze nella Rivoluzione Verde e nel nucleare che doveva dare energia a tutto il pianeta, l'umanità, leccandosi le ferite provocate dalle varie catastrofi che si sono verificate malgrado tutte le garanzie degli "esperti", sta per essere trascinata dalle forze economiche dominanti verso un'altra mirabolante avventura dall'esito incerto.
da CSOA "Il Molino" http://www.ecn.org/molino/