sabato 2 maggio 2009

"Se non si agisce subito fra 20 anni sarà catastrofe"

Chi lo dimostra è la rivista scientifica Nature (insieme a "Science" la più quotata rivista scientifica esistente, fondata nel 1869 e tutt'ora punto di riferimento del mondo accademico).
Nell'ultima copertina "Climate crunch" l'equipe di scienziati, partendo dalle stime ufficiali dei maggiori istituti europei ed americani, stima in 20 anni la soglia di irreversibilità per i danni da surriscaldamento globale. Prendiamo infatti la concentrazione delle emissioni di anidride carbonica: in atmosfera c'erano circa 280 parti per milione di CO2 all'alba della rivoluzione industriale, oggi abbiamo superato quota 385 e l'incremento è sempre più veloce: ormai ha superato le due parti per milione l'anno e si avvia verso le 3 parti per anno. Con un incremento di 3parti per milione l'anno per arrivare a una concentrazione di 450 parti, che è il tetto da considerare invalicabile, ci vorrebbero per l'appunto una ventina di anni.

Non possiamo che notare il riferimento storico preso in oggetto dalla rivista per portare avanti il suo ragionamento. Infatti spartiacque dei due mondi, quello passato/sostenibile e quello odierno/insostenbile, è la rivoluzione industriale. Essa emerge come origine e causa del riscaldamento globale, per l'insostenibilità delle sue emissioni dovute a combustibili fossili e per l'irrazionalità dei suoi consumi. Ma nell'articolo i problemi culturali sono accantonati perchè ad emergere è quel numero, venti, portatore di sfortuna per volontà stessa del genere umano. Nature indica come primo rimedio alla prevista sventura il ridimensionamento del consumo di petrolio e carbone stimando la capacità del pianeta di assorbire solo un terzo delle scorte oggi presenti.

La sirena d'allarme è dunque più forte che mai. Nonstante sia solo uno dei numerosi problemi ambientali/culturali della nostra società, il riscaldamento globale si dimostra come il più pericoloso, il più concreto. Il fatto poi che l'ennesimo monito venga dalla rivista inglese fa ancora più paura. Le pagine scientifiche ottocentesche britanniche che in passato ospitavano panegirici innegianti al progresso industriale e alla crescita economica, nel panorama della cultura positivista dominante, oggi sanno di sogno infranto. Un sogno che in passato aveva il costo della schivitù e del colonialismo diffuso ma che oggi ci sembra più salato perchè a pagarlo siamo noi stessi.

Il nostro pensiero va alle nuove generazioni, a coloro che nasceranno con una condanna ereditata dai loro genitori, che non hanno meritato ma che dovranno scontare. Tutto in un pianeta che poteva dare cibo e casa a tutti. Senza bisogno bisogno di inquinamento, senza bisogno di riscaldamento.